Brett Anderson rinnega il britpop. E la cosa avrebbe di per sè dell’incredibile, se si pensa che la band di cui è frontman, i Suede, sono considerati dalle enciclopedie della musica come i padrini del genere nato agli albori degli anni ’90. Ma le etichette – si sa – sono dure a morire, e la realtà è molto più varia di quanto si pensi. Non ci credete? Sentite qua: «Ne presi subito le distanze – ha affermato il cantante in un’intervista alla BBC riportata dal New Musical Express parlando appunto del britpop, movimento che nel Regno Unito fu un fenomeno di costume, oltre che musicale -, e lo feci appena iniziai a capire che stava diventando una specie di cartone animato infantile e sciovinistico».
Ma non accusatelo di snobismo, il cantante e compositore britannico: «Sembra un atteggiamento snob? Può darsi, ma si fanno un sacco di errori lungo il cammino, non sono perfetto, se capite cosa intendo. Si fanno le cose seguendo l’istinto e quando ho visto cosa stava accadendo al britpop l’ho trovato davvero sgradevole. Era nazionalistico, con una forte componente di misoginia, e non credevo che i Suede dovessero farne parte».
Anderson, però, è voluto tornare sulle accuse mosse a suo tempo agli Oasis, che nei Novanta chiamò “idraulici canterini”: «L’avrò detto 25 anni fa, non intendo commentare o giustificarmi per cose che ho detto così tanto tempo fa».
Su SA trovate tutto lo storico dedicato ai Suede, compresa la recensione dell’ultimo album, The Blue Hour, pubblicato a settembre dello scorso anno.
Brett Anderson (Suede) spara a zero sul britpop
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